Riflessioni su musica, d.i.y. e cultura copyleft aggiornate con estrema lentezza (un post all'anno se va bene) - our webzine is italian only, sorry :(
17 dicembre 2008
CONFUSION IS NEXT: Furiously Indie
L'incontro con "Lost In Dark Days", loro secondo lavoro, avvenne casualmente alcuni mesi fa sulle pagine di Jamendo. Poco tempo dopo loro stessi trovarono Sub Terra, e ne nacquero alcuni rapidi scambi di commenti ed opinioni intorno a questioni d'interesse comune. Abbiamo voluto approfondire il discorso con questa giovanissima band dell'underground italiano (provengono da Monza e dintorni) dalle idee molte chiare, CONFUSION IS NEXT, attraverso questa intervista che tocca argomenti di estremo interesse come autoproduzione, indipendenza nell'era digitale e scenari futuribili...senza dimenticare la loro musica, che partendo da una chiara matrice grunge/punk-rock, ma declinata secondo la sensibilità raffinata dei Sonic Youth (come il nome stesso suggerisce), dimostra un'evoluzione del tutto personale verso nuovi territori anche molto distanti dalle premesse. Ricerca e maturità rara da trovare in gruppi così giovani. Ve li proponiamo all'ascolto attraverso queste parole:
"(I CONFUSION IS NEXT sono 4 tristi figuri.
Teo: chitarra/voce; Lorenzo: chitarra; Pinno: basso; Bicio: batteria.)"
1) "We would try to find a place to go but we don't know..." Sono le parole di FURIOUSLY INDIE, quasi il vostro "manifesto etico". Pensate di cominciare ad intravedere un posto dove andare, o siamo ancora persi in giorni bui?
Teo: Penso che il posto dove andare sia più una direzione da prendere non tanto nella musica quanto nella vita. E' ovvio che "nel posto dove stiamo" ci sono molte cose che non vanno bene... non sei libero, sei schiacciato da tutto. Però è anche vero che per cambiare aria ci vuole un gran coraggio, una grande decisione e per quanto uno possa essere "furiosamente indipendente" non può non essere altrettanto insicuro e dubbioso. Penso che siamo cresciuti, ma che ancora quel posto non sia tanto ben definito.
2) Abbiamo già cominciato a chiacchierare per mail di temi che ci sono cari come il discorso dell'autoproduzione e del copyleft. C'è chi guarda con molta diffidenza alla fine del "vecchio mondo" e all'avvento di quello digitale (penso a molti giornalisti di rivistone di musica di "nicchia"), scorgendo in questo anche la fine del musicista professionista e del prodotto di qualità, soffocato da una pletora di pubblicazioni scadenti. Voi che vi apoggiate ad una netlabel e diffondete la vostra musica su Jamendo, cosa rispondereste ad un'affermazione del genere?
Teo: Siamo in 4, e credo che ognuno abbia la sua opinione in merito. Per quanto mi riguarda, "il vecchio mondo" si è distrutto quasi da solo. Sono d'accordo con Thurston Moore dei Sonic Youth quando ha detto che "il cd è stato lo Stereo 8 di questi decenni, il vinile sopravviverà ancora"... la musica digitale sta rimpiazzando il cd, e la stessa tecnologia digitale permette alla gente di registrarsi autonomamente, o di abbassare i costi delle produzioni. Come nel vecchio sistema, ci saranno sempre prodotti buoni e prodotti scadenti; è vero il numero è aumentato, ma è una naturale evoluzione quando una tecnologia diventa accessibile a tutti. I recensori dovranno aprirsi a questo nuovo settore ed ascoltare molto per scorgere le "perle"...d'altronde è il loro lavoro. Non credo che il musicista professionista cesserà di esistere comunque... si va definendo una "nuova categoria" piuttosto, il musicista "pro-am", nel senso un musicista amatoriale con standard da quasi professionista. E che magari riuscirà a fare qualcosa di più che a trattare la musica, che è un'arte antichissima, come un mero prodotto industriale. Jamendo ora si è organizzata per vendere per conto dei propri artisti le licenze per usi commerciali retribuiti della loro musica, ed è musica on Creative Commons. Mica Male.
Lorenzo: Io credo che ormai la musica andrà sempre più "smaterializzandosi", con la perdita dei supporti fisici si tornerà in un certo modo a quando la musica non era un prodotto e quindi sarà gratuita, a disposizione di tutti...di musicisti professionisti ce ne sono e ce ne saranno, però data la quantità di gruppi in circolazione non sarà facile emergere, anzi non ci sarà bisogno di "emergere", poichè forse le major non troveranno quello del commercio musicale più un businnes vantaggioso... forse l'unico obiettivo dei nuovi gruppi sarà (spero) quello di diffondere la propria musica e non di fare più soldi!
Pinno: Penso che se in italia dovessero circolare solamente i "prodotti di qualità" (nel senso di alta qualità audio) le band emergenti sarebbero cosa assai rara. Insomma considerando che la maggior parte dei gruppi sono composti da ragazzi perlopiù studenti e che i costi richiesti per la registrazione di un album sono davero elevati quanti potrebbero permettersi la ragistrazione di un "prodotto di qualità"?In questo modo invece le band possono mostrarsi libere dalle major e possono offrire la propria musica a chiunque abbia voglia di ascoltarle e tutto ciò e a costi ridotti se non nulli...
Teo: Aggiungendo che la qualità a mio parere non sta tanto nel "come lo registri" ma in "cosa registri"...
3) Ha ancora senso cercare un'etichetta nel modo tradizionale (copyright incluso)? Che fine faranno le vecchie etichette indipendenti?
Teo: Se uno crede in quello che fa, tutto può avere senso. Quindi ci sono tantissime persone che hanno ancora fiducia nel sistema delle etichette siano esse "indipendenti" siano esse major. Le etichette "indie" più solide sicuramente resisteranno e sono state le prime a capire che il commercio di musica digitale su internet era la nuova strada. Certo è che molto spesso un po' per necessità un po' per abitudine si comportano come fossero un'elite, quando invece sono perfettamente in linea col resto del mercato. La storia del coryright è diversa. Da quando è stata fondata Creative Commons, in molti si sono accorti che questa "estensione del copyright" è molto più adatta al mondo dello scambio di dati e informazioni del giorno d'oggi. Tanto che la collecting society olandese Buma/Stemra permette ora ai suoi associati di pubblicare in Creative Commons, una cosa che in Italia non è permessa...non c'è molto da stupirsi.
4) In definitiva, in questa inesorabile rivoluzione, a che cosa stiamo andando incontro noi musicisti ed appassionati di musica indipendente? Quali sono le vostre idee in merito, come muoversi?
Teo: Si va incontro, da parte degli ascoltatori, a un'ampia scelta musicale sia gratuita che non, un mondo di persone appassionate che condividono il proprio "pensiero musicale" con il resto del mondo.
Ma sarà difficile scovare quello che realmente ci piace dato la quantità enorme di musica se non si troveranno sistemi di indicizzazione, recensione, qualcosa che supporti questa enorme scena delle netlabel.
Dal lato dei musicisti, anche loro avranno un'ampia scelta di modi e di metodi per diffondere la loro musica. Si tende però a dire "attenti alla musica in creative commons, che non si sa mai, non è protetta ecc ecc...": a parte il fatto che Creative Commons ha sede in tutto il mondo e ha adattato nelle sue varie sedi il proprio codice alle leggi vigenti in quel paese senza snaturarne i principi fondamentali (senza dimenticare che è seguita da un proprio team legale specializzato), io direi piuttosto di stare attenti ai contratti che firmate con discografici e compagnia bella, e ai depositi delle vostre canzoni (tramite il modulo Siae 112) alla Siae relativamente alle quote dei diritti che spettano a voi e al vostro editore (che minimo se ne prende la metà).
5) Parliamo di Lost In Dark Days. Come specificate anche sulla descrizione di Jamendo, il disco è diviso in due parti che rispecchiano due periodi diversi della vostra vita. Le prime quattro canzoni, ruvide e potentissime, sono di chiara matrice grunge/punk rock e mi richiamano in mente nomi come Mudhoney, Green River, Melvins, Nirvana, Dinosaur Jr ed ovviamente Sonic Youth.
Anche l'attitudine, che non cede a compromessi, è decisamente più "hardcore".
Le altre quattro mostrano un'evoluzione notevole, arrivando a strutture molto più complesse che occhieggiano anche al metal (ma quello più sghembo di System Of a Down), ma si fanno anche più cupe e riflessive, quasi come se guardassero a certa oscura new wave. Dove sta approdando il vostro suono ed il vostro mondo interiore?
Teo: Amo molto variare le influenze e gli stili da canzone a canzone, di periodo in periodo. Quello di Lost In Dark Days è stato un percorso di crescita, una risposta musicale a quello che probabilmente a livello personale stavamo attraversando, sia come singoli sia come gruppo.
Negli ultimi pezzi inediti che stiamo ancora componendo o già suonando dal vivo ultimamente ci sono varie correnti: alcune canzoni sono molto complesse, quasi "teatrali" nel loro svolgersi, alcune sono più d'atmosfera, altre sono più semplici e più "rock", altre ancora più minimali e semiacustiche... la direzione è quella della totale libertà di scegliere per ogni pezzo un percorso differente. La storia della musica, la storia degli strumenti musicali e la miriade di modi di fare musica esistenti sono la mia vera passione.
Lorenzo: Dove sta approdando il nostro suono, non lo so nemmeno io...lo scopriremo nelle future canzoni. A noi piace essere liberi di suonare quello che più ci piace; i gusti musicali di ogni singolo individuo cambiano, si evolvono di continuo...quindi boh, di sicuro le nostre canzoni riflettono in qualche modo il nostro mondo interiore, quello che magari non riusciamo a dire con le parole, non è che nella vita siamo sempre depressi, incazzati (anzi tutt'altro) però è bello sfogarsi in questo modo, in modo creativo.
Teo: E' vero, non siamo sempre incazzati. Solitamente siamo dei clown... o forse siamo davvero delle persone tristi eheh...
Pinno: Credo che nessuno di noi segua una vera e propria direzione musicale e nemmeno che qualcuno abbia in mente un genere preciso a cui riferirsi. Le canzoni variano tutte l'una dall'altra e la cosa appare evidente non soltanto ascoltando le differenze di "Lost in Dark Days" ma anche osservando lo stile che c'era nel primo release "Spread the Spirit" e lo stile a cui siamo arrivati adesso con le nuove canzoni che abbiamo in mente di registrare presto...
Bicio: Chiedo opinioni e commenti sulla nostra musica a chiunque! Una mia amica mi ha risposto che secondo lei, noi, senza nemmeno accorgerci, abbiamo portato avanti un cammino personale, dal primo "Spread the Spirit" che suona decisamente grunge con richiami ai Nirvana, al secondo "Lost In Dark Days" che dividendosi in 2 parti ci fa capire un ulteriore evoluzione del nostro percorso musicale. Questo lo si può notare benissimo dall'ultima traccia da noi registrata (shooting at the sun) ma credo (e spero) che gli ascoltatori valuteranno i pezzi non ancora registrati ancora più maturi degli ultimi. Ripeto, Shooting at the sun è il nostro biglietto da visita per nuovi pezzi...forse "variare" è la nostra caratterista migliore e di questo vado davvero fiero! Ollè...
6)"consider i can only express myself
screaming foreign words..." sono parole della glaciale Shooting At The Sun. Percepite una dicotomia interiore nell'essere italiani e cantare/suonare musica di stampo anglosassone?
Teo: Malgrado uno cerchi di spaziare più che può, la matrice è ovviamente anglosassone. Il fatto che mi ha portato a scrivere quella frase è stato che mi è davvero difficile esprimere emozioni, pensieri in musica usando la mia lingua. E' come esporsi troppo, svelare troppo su di sè... non è che comunque io desideri essere impersonale. Al contrario, pensare un verso e scriverlo in inglese mi viene più naturale; e fa in modo che io non cada in certi clichè della musica rock in italiano per quanto riguarda stile e scelta delle parole...in inglese scrivo usando un linguaggio comune, "non forzato", sincero, lontano dall'essere una sorta di "finto poeta". A volte è criptico, a volte più diretto, a volte distaccato.
7)"i'm considered a b-class citizen", "The River". La musica, ed in particolare quella indipendente, ha ancora un valore sociale ed umano in un mondo che discrimina abitanti di "serie b"? Ed inoltre, è solo una nostra impressione che pochi ormai cercano un senso al fare e fruire musica, anche nel campo indie, persi nella ricerca ossessiva della novità come di una moda a discapito dei messaggi?
Teo: Sono dell'opinione che non si possa dividere la musica dai messaggi che porta e dal contesto in cui è stata realizzata, se la si vuole comprendere. "The River" è una metafora: è il fiume delle bugie di questa società, della rabbia cieca di un adolescente, del sangue che ribolle, dei sogni, dei giorni che passano inesorabili. E' la prova di tutte queste cose. E' incitare a una reazione, "sparando" con le armi che abbiamo, le canzoni... consapevoli che magari non servirà a niente, che magari sarà perfettamente inutile, ma che è necessario farlo comunque. La carenza dei contenuti (di tutti i tipi, non per forza "impegnati") adesso come adesso viene vista come un segno di originalità, l'essere naive, l'essere "puri e semplici". E' abbastanza ipocrita. E di certo nessuno sviluppa l'originalità musicale dato che in questi ultimi anni, gli "indipendenti" hanno spesso copiato pari pari i modelli della new wave e del post punk degli anni 80. Poi uno può fare come vuole, non sono qui per puntare il dito contro nessuno. Sono scelte.
8)Siete in contatto e collaborazione con altri gruppi? Quali ci consigliereste? Personalmente vi vedrei molto bene a suonare/collaborare con un gruppo romano, i Dolcevena, non so se li conoscete...stessa matrice ma con derive più "Motorpsycho"...ma c'è anche un valido gruppo delle nostre parti, i Crisedelia, che però si mantengono più puristi in un suono grunge fuzzosissmo.
Teo: Grazie per i consigli! In realtà giriamo spesso con gruppi qui attorno a noi, collaboriamo tutti insieme a un festival alternative rock chiamato "The Garden", come dal nome si capisce è una festival all'aperto, in un bel parco...esiste da due anni e ci appoggiamo alla associazione Sulè di Agrate Brianza per farlo.
Vi diamo il myspace: www. myspace. com/festivalthegarden
Link davvero utili:
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1 dicembre 2008
Sub Terra al MEI: il mercato delle mini-major
Il MEI assomiglia più ad una fiera di aspirapolvere che ad altro. Era la prima volta per me, ma d'altronde avevo rimediato dei biglietti omaggio e non potevo perdere l'occasione. L'ingresso costava infatti 15 euro il sabato, 20 la domenica. Ma una volta lì mi sono accorto che tutti entravano con dei biglietti omaggio, quindi ho pensato che forse fosse una strategia per fare arrivare gente. Si, insomma, fargli pensare che avevano un'occasione. Altrimenti perché spendere 15 o 20 euro per una fiera di aspirapolvere?
Il "meglio" dell'ambiente "indipendente" si è radunato lì in questi giorni. Gente che scesa dalla tv si scambia premi e complimenti, posers con l'aria di essere la prossima next big thing, un'infinita massa di adolescenti-ventenni-piùchetrentenni-ultraquarantenni che ti fanno una tristezza, con il promo in mano in cerca del famoso giornalista da bloccare, della frase giusta da dire per salire di quota nella classifica delle loro P.R., di un fantomatica produzione da parte dell'etichetta con la scatola "inserisci qui il tuo demo" zeppa fino all'inverosimile. C'è da domandarsi perché mettano ancora queste scatole. Qualcuno più onesto scrive: "quest'anno non abbiamo allestito il classico box perché sappiamo che non riusciremo mai ad ascoltare tutte le vostre proposte. Se vi interessa spediteci due o tre mp3". Tanti banchetti che cercano di comunicare qualcosa - ma cosa? - , forse regalare o vendere concorsi-recensioni-passaggi radio-booking-management, dai più nascosti ai mega-box della rivistona o dell'etichettona pieni di Paola Maugeri-Red Ronnie-Federico Gugliemi-Pelù a incensarsi vicendevolmente dando consigli da buoni padri alle giovani leve per realizzare il loro sogno, sciorinando tutta una serie di luoghi comuni sull'integrità artistica. E' un mondo in cui occorre essere simpatici, e siamo fortunati perché l'Italia è una repubblica fondata sulla Simpatia. Tutti che vogliono arrivare a Sanremo da buoni integerrimi, tutti che sputano su Sanremo fondamentalmente per costruirne un'altra del tutto simile, tutti che parlano di questa crisi, questo mercato che non vende più, la morte del cd, import-export, tanto che a volte è difficile non pensare che quello di cui stanno parlando non è un aspirapolvere. E poi banchetti su banchetti di cianfrusaglie indie con cui etichettarsi alla perfezione, negozi di dischi e strumenti che non possono mancare ad una cosa del genere, insomma una fiera piena di roba in vendita bruttissima-brutta-bella e bellissima. In mezzo a tanta girandola di marketing indipendente che in fin dei conti però vende il nulla, anche le cose che regalano un raggio di Bello vengono sommerse. Ogni tanto affiorano, come la piccola neonata etichettta Garrincha, che mi ha donato il piacere sempre più raro di acquistare un disco al buio solo per il suo artwork artigianale, e lo show di Musica per Bambini.
E tra le varie rivelazioni di questo mini Mtv Music Awards, di questo mercato di mini-major, un seminario sullo svilluppo delle licenze Creative Commons, sul copyleft e su Jamendo , una piattaforma che anche Sub Terra ha cominciato ad utilizzare per distribuire le sue produzioni. Qualcosa che ci conforta e ci dà una ragione di esistere in pace. E si che anche noi vorremmo diventare conosciuti, mica no, nel nostro piccolo mondo di marketing a tu per tu, quasi che vorremo conoscere e parlare francamente con chiunque si interessi a noi, invitarli pure a cena, piuttosto che mettere scatoloni anonimi, e penso, mentre mi allontano dalla nostra fiera di aspirapolvere, di essere un pò troppo antipatico per questo mondo caleidoscopico che vende sogni d'indipendenza preconfezionata.
Il "meglio" dell'ambiente "indipendente" si è radunato lì in questi giorni. Gente che scesa dalla tv si scambia premi e complimenti, posers con l'aria di essere la prossima next big thing, un'infinita massa di adolescenti-ventenni-piùchetrentenni-ultraquarantenni che ti fanno una tristezza, con il promo in mano in cerca del famoso giornalista da bloccare, della frase giusta da dire per salire di quota nella classifica delle loro P.R., di un fantomatica produzione da parte dell'etichetta con la scatola "inserisci qui il tuo demo" zeppa fino all'inverosimile. C'è da domandarsi perché mettano ancora queste scatole. Qualcuno più onesto scrive: "quest'anno non abbiamo allestito il classico box perché sappiamo che non riusciremo mai ad ascoltare tutte le vostre proposte. Se vi interessa spediteci due o tre mp3". Tanti banchetti che cercano di comunicare qualcosa - ma cosa? - , forse regalare o vendere concorsi-recensioni-passaggi radio-booking-management, dai più nascosti ai mega-box della rivistona o dell'etichettona pieni di Paola Maugeri-Red Ronnie-Federico Gugliemi-Pelù a incensarsi vicendevolmente dando consigli da buoni padri alle giovani leve per realizzare il loro sogno, sciorinando tutta una serie di luoghi comuni sull'integrità artistica. E' un mondo in cui occorre essere simpatici, e siamo fortunati perché l'Italia è una repubblica fondata sulla Simpatia. Tutti che vogliono arrivare a Sanremo da buoni integerrimi, tutti che sputano su Sanremo fondamentalmente per costruirne un'altra del tutto simile, tutti che parlano di questa crisi, questo mercato che non vende più, la morte del cd, import-export, tanto che a volte è difficile non pensare che quello di cui stanno parlando non è un aspirapolvere. E poi banchetti su banchetti di cianfrusaglie indie con cui etichettarsi alla perfezione, negozi di dischi e strumenti che non possono mancare ad una cosa del genere, insomma una fiera piena di roba in vendita bruttissima-brutta-bella e bellissima. In mezzo a tanta girandola di marketing indipendente che in fin dei conti però vende il nulla, anche le cose che regalano un raggio di Bello vengono sommerse. Ogni tanto affiorano, come la piccola neonata etichettta Garrincha, che mi ha donato il piacere sempre più raro di acquistare un disco al buio solo per il suo artwork artigianale, e lo show di Musica per Bambini.
E tra le varie rivelazioni di questo mini Mtv Music Awards, di questo mercato di mini-major, un seminario sullo svilluppo delle licenze Creative Commons, sul copyleft e su Jamendo , una piattaforma che anche Sub Terra ha cominciato ad utilizzare per distribuire le sue produzioni. Qualcosa che ci conforta e ci dà una ragione di esistere in pace. E si che anche noi vorremmo diventare conosciuti, mica no, nel nostro piccolo mondo di marketing a tu per tu, quasi che vorremo conoscere e parlare francamente con chiunque si interessi a noi, invitarli pure a cena, piuttosto che mettere scatoloni anonimi, e penso, mentre mi allontano dalla nostra fiera di aspirapolvere, di essere un pò troppo antipatico per questo mondo caleidoscopico che vende sogni d'indipendenza preconfezionata.
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