Sub Terra è un'eclettica etichetta di musica indipendente e copyleft: produzioni e distribuzioni dal basso per fare rete e fare di nuovo cose che abbiano senso e che ci piacciano. Abbiamo amato molta musica che proveniva d'oltre oceano o d'oltre manica: siamo cresciuti dreaming-pop ed un pò shoegazing, un pò masticando post-rock come fossimo di Louisville, un pò con i camicioni a quadri all'ombra delle grandi foreste nord-occidentali, un pò sulla scia della Gioventù Sonica e su quella di tutto il post-punk che dai Soft Boys e Dead Kennedys unisce i Pixies, convincendoci che l'anima conta prima della forma. Come fare a non ammirare i Crass e le comuni canadesi, che hanno prestato i loro suoni alla voce di un'anima tanto potente in un corpo tanto fragile come quello di Vic Chesnutt. E poi, abbiamo amato nondimeno ciò che avevamo più vicino, le migliori esperienze progressive dei nostri padri, Philopat ed il Consorzio Suonatori Indipendenti.
Abbiamo visto questi mondi crollare e disintegrarsi come le torri gemelle durante tutti gli anni zero, che d'altronde ci covavano come un'incubatrice e molti altri come e prima di noi hanno covato. Avevamo già imparato che il rock'n'roll è morto che neanche era nato; l'indie con i suoi lustrini è vero come i sentimenti di Maria De Filippi.
E come non sentirci vicini a quel Pasolini, riverberato nella voce contemporanea di Houellebecq, che aveva avvertito che le nostre coscienze sarebbero state assediate dall'interno da un fascismo ben più efficace e peggiore, che sembra riempire la pancia e lascia lo spirito anemico e vuoto. La cultura open è l'unico atto davvero politico che noi animali sociali, ancora per un pò giovani, riusciamo a trovare in questo momento.
SubTerriamoci in questi anni 10 allora.
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