Riflessioni su musica, d.i.y. e cultura copyleft aggiornate con estrema lentezza (un post all'anno se va bene) - our webzine is italian only, sorry :(

20 febbraio 2009

SUB TERRA presenta un nuovo disco supportato in catalogo: "Antidotes For Imaginary Friends" di Zero Gravity Toilet

SUB TERRA ha il piacere di presentare:

"ANTIDOTES FOR IMAGINARY FRIENDS" di ZERO GRAVITY TOILET



Un disco "anomalo" finanziato dal programma YOUTH IN ACTION della Comunità Europea,
un'opera quasi "concept" nata da improvvisazioni estemporanee nei territori del post-rock, dell'ambient e dell'elettronica ma incredibilmente catchy, un album distribuito GRATUITAMENTE in formato digitale e cd.
ZERO GRAVITY TOILET è un collettivo di artisti provenienti da esperienze profondamente differenti, nato in seno all'associazione di musicisti indipendenti Polyester ed all'associazione culturale Defrag di Roma. "Antidotes For Imaginary Friends" è il primo disco del collettivo, prodotto da Polyester con il contributo della Comunità Europea, e la sua finalità principale è riscoprire il senso sociale di fare e fruire musica sperimentando canali alternativi di creazione, promozione e distribuzione: un percorso che possa avvicinare ad un approccio più libero e democratico alla cultura ed all'informazione.
"Antidotes for Imaginary Friends" sarà quindi supportato da Sub Terra e disponibile in formato digitale nella sezione "Subterranee Sostruzioni", ed inoltre sarà REGALATO nella versione cd+video in 500 copie che verranno distribuite durante i concerti.
Spegni Sanremo e l'oscurantismo. Comincia a scoprire il paese reale.

Ascolta un anteprima di "Antidotes for Imaginary Friends":


  





Link diretti:

MySpace
Scarica subito "Antidotes For Imaginary Friends" (mp3 192Khz, compreso artwork)
Programma Youth In Action della Comunità Europea
Polyester: associazione di musicisti indipendenti di Roma
Associazione culturale Defrag

18 febbraio 2009

Sanremo nella resistenza e nelle Notti dei Cristalli Infranti d'Italia

Non è vero in assoluto che rappresentiamo un fronte di resistenza alternativa al dilagare del volgare massimalismo mediatico che schiaccia e narcotizza un Paese intero. A volte non lo vogliamo, o meglio non ci pensiamo affatto. Succede così che abbassiamo ogni difesa, non ci mettiamo a cercare e scavare oppure a leggere tra le righe, ci perdiamo a rispondere alle mille cazzate di facebook ed amiamo saltare di zap in zap da un canale all'altro, da un TG al Grande Fratello a Sanremo. Viviamo mediamente; siamo parte di questo Paese esattamente come il tronista, ne condividiamo mediocrità ed orgogli, difficoltà quotidiane, masturbazioni mediatiche ed orrori.
Poi in quelle volte succede che di notte tiriamo le fila di questo tessuto di vita quasi "automatica", che a volte è persino totalmente telematica o televisiva perché esistono giornate di ozio forzato ed apatia che costringono giorni interi in casa, dove preferisci restare se non hai niente da aspettarti dall'esterno . Tiriamo le fila del nostro vivere medio con la nostra cultura ed i nostri ricordi personali, apriamo le corsie preferenziali del nostro pensiero, e così torniamo a riappropriarci della nostra identità, capiamo di nuovo chi siamo. E' un momento sgradevole a volte, perché si ha la netta sensazione che esista una Linea Gotica decisamente ben marcata e noi abbiamo già deciso da tempo da che parte stare. E' così che si ha la sensazione della guerra, dell'essere minoranza ghettizzata presa per capro espiatorio, della paura di uno strisciante totalitarismo che ci strozza la voce e ci taglia le gambe e le dita sulla tastiera. Ci sentiamo quasi in colpa perché non è la guerra civile che vogliamo, è il loro gioco incastrare il pensiero autonomo nelle categorie del "demoniaco", del "deviato", del "criminale", del "terrorista". Del comunista. E noi non ci sentiamo depositari di nessuna Verità assoluta. La cerchiamo, questa verità, minuscola, nei limiti dell'oggettivo raggiungibile, e ci spaventiamo di noi stessi, ci vergogniamo di trovarci a sfiorare anche solo nei recessi più profondi dell'animo un moto d'odio, di disprezzo, di superiorità sprezzante che striscia oltre i limiti della nostra resistenza a sempre più becera e svergognata dimostrazione d'assolutismo del Potere. E' questo che ci accorgiamo spingerci contro i nostri simili, concittadini, fratelli. E loro ci calpestano come gregge spinto dal pastore sopra un formicaio, ci divorano quando diventano cani da guardia. Ci vergogniamo anche di scoprirci a provarne compassione a volte, e siamo feriti a morte perché spesso non riusciamo a comunicare oltre i steccati e la manipolazione che il Potere sa fare di "noi".
Siamo fratelli, non desideriamo nessuna guerra civile. Solo comunicare, e sentirci parte di una comunità.
E' così che al giorno della prima di Sanremo, dopo giorni di bombardamento mediatico che ci sembra il revival della Svolta del 1925, l'orgia delle ronde che celebrano le Notti dei Cristalli Infranti d'Italia, una minuscola webzine di musica indipendente che crede nella filosofia del copyleft assiste "mediamente", a volte distrattamente a volte attentamente, alla più grande passerella della musica italiana, unico argomento che dovrebbe interessarle. E tira poi le fila. La più grande passerella appunto, ingessata da decenni in un nulla canoro dove tutto sembra stato scritto solo cinque minuti prima, lustrini di un Paese vanitoso che ama scoprirsi bello e nascondere la sporcizia sotto il tappeto, laurea delle mediocrità e relitto di una genuina cultura popolare di vera unità nazionale e di un servizio pubblico di qualità, la passerella simbolo di Casta, che vuole aprirsi a "noi" (per quanto odiamo accerchiarci da soli) come attraverso una solidarietà aristocratica che rafforza nel suo pietismo i limiti di classe, e questo tramite degli imbarazzanti Afterhours, dalla voce debole, forse spenta, ma in cui riconosciamo e celebriamo "noi", e ci commuove il De Profundis incarnato da Benigni, che tutti Noi abbiamo applaudito, in un applauso che ci duole pensare molti contraddiranno coi gesti e col pensiero in un battibaleno. Una passerella che amiamo ed odiamo, uno specchio che riflette Noi, e ci terrorizza in un malinconico sorriso.

15 febbraio 2009

Old Polaroid, "Men Who Hate Women" EP (2008) : nebulosa indie-pop nel mare magnum digitale


Preludio d’artigianato da cameretta per un full-lenght di prossima realizzazione: l’EP “Men Who Hate Women” degli Old Polaroid arriva traboccante di eclettica creatività, così ruvidamente e piacevolmente sbozzato come se stessimo osservando nel suo svolgimento la formazione di una vaga nebulosa verso un vero e proprio labor limae. Gli Old Polaroid sono una realtà che proviene dall’isola Trinacria (terra che è ancora culla di fecondità creativa) e che è nata tutta intorno alla figura e al lavoro diy del musicista Francesco Cipriano, a cui si è unito il prezioso contributo alla voce di Zoe Berlin, proveniente da quel del Sudafrica, e di Luca Chaz ed Enzo Cimino ai tamburi.
La “Vecchia Polaroid” sposa già nel nome un’estetica punk dal fascino leggermente vintage e si orienta nei territori dell’indie rock e pop più genuino, come attitudine e suoni, seppur gli orizzonti siano davvero molto ampi.
La genesi e lo sviluppo di questo “animale”, come loro stesso hanno definito se stessi in uno scambio di mail, è invece tipicamente e fascinosamente dei nostri tempi: un crogiuolo di idee che si avvale di molteplici collaborazioni, fagocita esperienze, si espande sottoterra senza conoscere apparenti limiti musicali e soprattutto geografici. E’ uno di quei tipi di esperimenti che rappresentano quanto di più fresco si possa trovare nell’underground.
Quattro tracce compongono questo EP che si presenta con questo strano titolo:
“Geneve” ci lascia una nostalgia che sa di quell’alternative lo-fi di fine ‘80 primi ‘90 e che si incarnava in nomi come Pavement e Sebadoh; sembra narrare la fuga nei ricordi di incontri in una luminosa città mitteleuropea, aprendosi con un morbido tappeto di suoni reverse sui cui si innestano percussioni elettroniche .
Subito dopo, “Conny won’t let your family adopt a cat” spiazza con un post-punk divertente e deviato da linee jazzy-swing, in cui spicca la versatilità canora di Zoe e la voce delirante, come a noi piace, di Francesco (crediamo) in pieno Sonic Youth mood.
“About me, clown” è il brano che ci colpisce di più: un’amara riflessione sull’essere ed apparire di Pirandelliana memoria trasfigurata in un’ atmosfera circense da “Sgt. Pepper’s Lonely Heart’s Club Band”, con inserti di risate un pò inquietanti e tromba che barrisce.
“All the attempts will fail” chiude l’esperimento su toni musicalmente più riflessivi, elettronici ed eterei quasi alla Cocteau Twins.
Vario, indie e pop, lo-fi e genuinamente cristallino.
Ecco perché vi consigliamo di gettare un occhio sullo sviluppo di questo animale e magari di instaurare uno scambio con i suoi protagonisti, scaricando “Men who hate women” dal loro MySpace.

Links davvero utili:
MySpace, dove poter scaricare "Men Who Hate Women" Ep