Riflessioni su musica, d.i.y. e cultura copyleft aggiornate con estrema lentezza (un post all'anno se va bene) - our webzine is italian only, sorry :(

2 novembre 2010

Sub Terra: riflessioni d'occasione su copyleft e DIY

La sera del 30 Ottobre 2010, nel CSOA Officina 99 di Napoli, ha avuto luogo la presentazione del nuovo disco dei Sula Ventrabianco, "Cosa?", preceduto da un'interessante tavola rotonda dedicata a musica e Creative Commons. La discussione è stata promossa dall'etichetta copyleft Sub Cava Sonora e vi hanno partecipato numerose realtà attive sul campo della tutela del diritto d'autore e dell'autoproduzione. L'evento ha visto la realizzazione di un interessante esperimento: un collegamento streaming che ha connesso in diretta numerose webradio italiane. Sub Terra, non avendo potuto essere fisicamente presente all'evento, ha mandato un comunicato che offre alcune riflessioni di spunto su musica, DIY, mercato e licenze libere. Se si considera anche la licenza DOC, in vigore con l'uscita del disco dei Rein, "E' finita",
che rappresenta in Italia il primo accordo tra l'approccio copyleft di un gruppo e la SIAE, si può ben notare come l'evoluzione del modo di fruizione alla cultura, proposto dalla filosofia open, stia davvero cambiando le cose grazie alle energie creative indipendenti provenienti dal basso.
"E' bello percepire che qualcosa sta cambiando davvero, che un certo tipo di filosofia e di approccio alla cultura sta lentamente raggiungendo eventi sempre più grandi e che gruppi come i Sula Ventrebianco riescano ad avere visibilità sfruttando canali "alternativi" alle classiche logiche dell'industria discografica.
E' un peccato non essere fisicamente presenti a questa tavola rotonda: tuttavia con questo comunicato intendiamo stabilire la nostra fratellanza e la nostra presenza, non senza l'intenzione di porci in una sorta di costruttiva dialettica. Parlo a nome di Sub Terra, una piccola copyleft netlabel che ha base nel viterbese, e per quel che riguarda la nostra parte a nome del Fronte Popolare per la Musica Libera, un coordinamento/laboratorio romano con una lunga storia alle spalle (almeno fin dal 2004) e numerosissime iniziative meritevoli. Basterà ricordare, per esempio, la Creazione e gestione della web radio indipendente "Radiattiva", con diffusione di musiche, trasmissioni e contenuti relativi al Copyleft e al Software Libero, nel periodo 2005-2007; "Radio Commons People", trasmissione radiofonica su Copyleft, Software Libero e tutela delle opere dell'ingegno (in collaborazione con Radio Città Aperta e Free Hardware Foundation Italia), andata in onda a Maggio e Giugno 2007; la partecipazione a numerosi eventi come il Copyleft Festival di Arezzo del 2007 (Sub Terra ha partecipato all'edizione 2009) o il "Teranova Festival" di Lorena, in Francia, nell' ottobre 2007; la pubblicazione della compilation autoprodotta "Liberalarte! 3", edita con licenze Creative Commons e autorizzazione "Diffusion 1.0" nell'Ottobre 2008, e da ultimi altri progetti ancora in fieri, di cui andremo a parlare.
Sub Terra è entrata relativamente da poco all'interno del Fronte, così come Sub Cava. L'idea che più ci piace è quella di poter trovare nel Fronte (probabilmente una delle realtà più venerande dal punto di vista di attività nel campo della musica e della cultura "open") un punto d'aggregazione per le numerose realtà, piccole o grandi, che stanno sorgendo un po' ovunque.
Necessità primaria e grande potenzialità di queste realtà è infatti quella di connettersi ed unirsi. La Rete è un'opportunità dalle potenzialità infinite, sconosciute finora all'umanità, ma è anche un oceano dove è facile disperdersi e scomparire in mezzo alle onde.
Il concetto di musica e cultura "open" può assumere sfaccettature molto diverse a seconda del punto di vista da cui lo si guarda. Con l'avvento di internet abbiamo assistito al collasso dell'industria musicale così come la conoscevamo e non staremo qui a ripetere le cause, che sono arcinote (peer-to-peer, download selvaggio, costi troppo elevati dei cd etc.). Il crollo è stato visto come una maledizione da alcuni (i sostenitori del vecchio sistema, fondamentalmente stabilizzatosi in logiche monopolistiche e di privilegio) e l'avvento di un sogno da altri (la pletora di musicisti "sconosciuti", che dalle loro cantine hanno visto la possibilità di rivivere qualcosa dell'ebbrezza dello spirito di libertà anti-establishment delle radio degli anni 70), ma ciò che è più rilevabile è il grande vuoto lasciato dal terremoto, cosicché in realtà quella che regna sovrana, in quest'epoca di transizione, è la confusione e lo smarrimento, compresa tra i due poli dell'euforia e della disperazione. Da una parte il mercato, dall'altra l'arte più pura e la filosofia (quella che una volta si chiamava Do It Yourself), nel mezzo un indotto andato in pezzi, quello che ha prodotto il mondo musicale come lo abbiamo conosciuto (diviso, detto in maniera grossolana, tra indie e mainstream), con le sue cose pregevoli e i suoi enormi e (giustamente) odiati difetti.
Ma cosa rimane ora?
La prima cosa su cui dovremmo riflettere è proprio a ciò che si è perso. Innanzitutto, il supporto fisico. Potremmo riflettere sul fatto che tanta magia della musica come la abbiamo conosciuta risiedeva non solo nel "feticcio", ma anche nella distanza che divideva l'artista dal suo pubblico, creandogli una sorta di aura. Internet ha permesso non solo di annullare tale distanza, ma ha anche eliminato il feticcio. Probabilmente abbiamo perso quella magia, e questa considerazione di carattere "romantico" in realtà è molto più concreta di quanto si possa pensare, dal momento che il mercato è andato in pezzi proprio per la crisi dei cd (che la cosa ci piaccia oppure no) e appare improbabile che oggi un artista possa più mantenersi vendendo un supporto fisico. Inoltre, l'annullamento della distanza ha sì abbattuto lo strapotere arrogante del capitale, ormai sclerotizzatosi in un' odiosa situazione di monopolio multinazionale, ma ha anche fatto sì che il livello delle produzioni, ormai a disposizione di tutti, si abbassasse e che nessuno riuscisse più davvero ad emergere da quest'oceano senza capo né coda che chiamiamo internet. Senza contare che viviamo in un'epoca di manierismo totale, in cui è davvero difficile dire qualcosa che non sia già stato detto. Casi come quelli del Consorzio Suonatori Indipendenti in Italia non sembrano più possibili e, che ci piaccia o meno, sono nati proprio grazie a quella dialettica indie-mainstream che è venuta meno e a cui bisognerebbe guardare come un sistema unico, piuttosto che come a due realtà contrapposte e in conflitto. Tralasciando la robaccia delle multinazionali, ciò che è andato perso è proprio quella "terra di mezzo" che permetteva a certi musicisti in bilico tra l'indie e il mainstream di vivere dignitosamente, se non di fare il salto di qualità con la multinazionale. Oggi la robaccia delle multinazionali, gravemente colpite ma non per questo estinte, persiste (classificata anche come indie), mentre quello che una volta avremmo potuto chiamare davvero come musicista indie non ha più uno sbocco di mercato plausibile, e si ritrova a rimanere underground senza vie d'uscita e senza di che vivere. La confusione è grande insomma.
D'altra parte, ci sono le opportunità enormi e i tentativi di riempire il vuoto con delle alternative possibili, come quello di Sub Cava.
La caduta del vecchio sistema, a cui dinosauri come la SIAE faticano ad adeguarsi, intenti come sono a cercare un modo per mantenere gli antichi privilegi, apre orizzonti possibili e davvero innovativi per ripensare il mercato in maniera più equilibrata, tra esigenze di guadagno e qualità della proposta artistica. Per la prima volta dopo decenni, potremmo trovarci nella possibilità di costruire un mercato a dimensione umana. Il punto di incontro può essere intravisto tra le nubi di questa incerta navigazione: se da una parte il mercato non può più ignorare internet e le licenze libere come una realtà con cui fare i conti, dall'altra c'è l'esigenza di numerosissimi musicisti votati alla professione e non privi di talento, che stanno tentando di emergere dall'anonimato di questa esplosione creativa 2.0, ma che hanno ancora grandi difficoltà a trovare mezzi di sussistenza adeguati. Da quest'incontro e da questo fermento potrebbe nascere qualcosa di assolutamente nuovo, forse anche dal punto di vista artistico. I migliori ingegni sono già attivi sul campo. Nella letteratura abbiamo già avuto casi commerciali di successo e qualità: basti pensare a Wu Ming. Il libro però è un discorso a parte, essendo così vincolato al supporto che appare ben lontano dal morire e forse mai morirà. La smaterializzazione della musica rende le cose più difficili, cosicché attualmente l'unica possibilità (magra) di sopravvivenza per un musicista sembra essere quella di fare più live possibili. Il copyleft offre la possibilità, a chi sa farne un uso oculato, di poter costruire un fanbase cospicuo, che possa sostenere il gruppo nei live. Anche qui però, la possibilità di sostentamento sembra essere magra (difficile vivere essendo costantemente in tourneé, anche perché è sempre più difficile trovare venues disposte a farti suonare). Il problema più grande risulta infatti quello di trovare un'etichetta, un partner commerciale valido, e non da ultimo quello di poter ricevere royalties con l'utilizzo delle licenze libere. Per quanto riguarda etichette e validi partner commerciali, la distruzione dell'indotto di intermediari che costituiva la "terra di mezzo" sembra aver trasformato questa possibilità in una chimera per il musicista indie. L'autoproduzione è ormai la norma , così come l'esigenza di autopromuoversi e autofinanziarsi appoggiandosi a delle agenzie che fanno il lavoro sotto pagamento. Ma non tutti possono permetterselo. Da questo punto di vista, Sub Cava e i suoi artisti rappresentano davvero un tentativo pregevole di colmare quel vuoto e di offrire una loro risposta: l'autogestione fa sì che i gruppi siano management di sé stessi, probabilmente in senso molto più "imprenditoriale" di quanto abbia fatto finora il Fronte o netlabel come Anomolo (correggetemi se sbaglio, e comunque vorrei sottolieneare in maniera positiva "imprenditoriale", come quel connubbio tra qualità e giusto compenso, che dovrebbe essere il diritto di cui vuole vivere di musica). Allo stesso tempo, possono godere della connessione con realtà simili che si muovono sugli stessi parametri di base, come Sub Terra, offrendo un tentativo concreto di colmare il vuoto. L'altro problema, forse il più grande, è quello delle royalties, un dibattito che il Fronte in passato ha portato più e più volte davanti alla SIAE, ottenendo pian pianino perlomeno la sensibilizzazione al problema e forse qualche risultato concreto. La questone sembra essere tutta infatti nella possibilità di essere iscritti alla SIAE, con i vantaggi di vedere la riscossione di royalties, ma godere allo stesso tempo della flessibilità delle licenze libere. Per fare questo la SIAE dovrebbe ovviamente distinguere tra uso commerciale ed uso non commerciale della musica, e l'artista dovrebbe comunque essere già inserito in un contesto di mercato (altrimenti la SIAE non vi serve a un bel nulla). L'accordo CC-SIAE è ancora ben lungi dall'essere stipulato, ma una prima vittoria può essere intravista nella particolare licenza che permette all'artista di autogestirsi su internet. L'esperimento si può leggere a questo link http://www.rein99.it/licenze/ e sarà in vigore proprio con l'uscita il 5 Novembre 2010 di "E' finita", il nuovo disco dei Rein.
Questo per quanto riguarda gli aspetti pratici e le "alternative" possibili, di cui si sta parlando in questa tavola rotonda. Sub Terra si muove, per scelta e necessità, secondo dinamiche per ora molto più "domestiche" rispetto a Sub Cava, concentrando la sua attenzione maggiormente sull'aspetto filosofico della questione, che rientra in senso più ampio nella possibilità di ridare umanità a un'arte ormai troppo mercificata ed offrire con umiltà spiragli di vere alternative economiche alla nostra vita, rispettando nella globalizzazione tutte le singole identità connesse in rete. Glocal è il concetto che vi è alla base. La Rete di cui potremmo venire a far parte tutti insieme, con nodi grandi, piccoli e medi, come il Fronte, Sub Cava, e Sub Terra e chissà quanti altri, potrebbe essere una reale alternativa che attingendo dal basso, da sottoterra, dalle energie creative che spuntano come germogli, può riuscire a riempire quel vuoto ad alti livelli con un'alternativa artistica, umana ed economica davvero possibile. Nonostante il Fronte attraversi attualmente un momento di stallo, gli ultimi progetti, ancora fumosi, che sono in cantiere sono la realizzazione di una distribuzione fisica di cd autogestita (chiamata Fapper3, partita con pochi punti vendita attraverso la compilation Liberalarte3!) in botteghe di qualsiasi tipo sensibili al problema, oppure un progetto in cantiere di realizzazione di un booking copyleft in posti privati: insomma, una piccola rete dal basso, nel pieno spirito di Sub Terra, che possa integrare il lavoro svolto più in alto da realtà grandi come quelle di Sub Cava. Solo connettendoci potremmo riempire quel vuoto e vedere così ci riservano questi anni di navigazione tra le nubi, spaventevoli ma allo stesso tempo così eccitanti."


Carlo Sanetti
Sub Terra
indie copyleft label
www.subterralabel.com

Sub Cava Sonora:

Fronte Popolare per la Musica Libera:

A questi link è possibile ascoltare il podcast del concerto dei Sula Ventrabianco:
e della conferenza: