Non è vero in assoluto che rappresentiamo un fronte di resistenza alternativa al dilagare del volgare massimalismo mediatico che schiaccia e narcotizza un Paese intero. A volte non lo vogliamo, o meglio non ci pensiamo affatto. Succede così che abbassiamo ogni difesa, non ci mettiamo a cercare e scavare oppure a leggere tra le righe, ci perdiamo a rispondere alle mille cazzate di facebook ed amiamo saltare di zap in zap da un canale all'altro, da un TG al Grande Fratello a Sanremo. Viviamo mediamente; siamo parte di questo Paese esattamente come il tronista, ne condividiamo mediocrità ed orgogli, difficoltà quotidiane, masturbazioni mediatiche ed orrori.
Poi in quelle volte succede che di notte tiriamo le fila di questo tessuto di vita quasi "automatica", che a volte è persino totalmente telematica o televisiva perché esistono giornate di ozio forzato ed apatia che costringono giorni interi in casa, dove preferisci restare se non hai niente da aspettarti dall'esterno . Tiriamo le fila del nostro vivere medio con la nostra cultura ed i nostri ricordi personali, apriamo le corsie preferenziali del nostro pensiero, e così torniamo a riappropriarci della nostra identità, capiamo di nuovo chi siamo. E' un momento sgradevole a volte, perché si ha la netta sensazione che esista una Linea Gotica decisamente ben marcata e noi abbiamo già deciso da tempo da che parte stare. E' così che si ha la sensazione della guerra, dell'essere minoranza ghettizzata presa per capro espiatorio, della paura di uno strisciante totalitarismo che ci strozza la voce e ci taglia le gambe e le dita sulla tastiera. Ci sentiamo quasi in colpa perché non è la guerra civile che vogliamo, è il loro gioco incastrare il pensiero autonomo nelle categorie del "demoniaco", del "deviato", del "criminale", del "terrorista". Del comunista. E noi non ci sentiamo depositari di nessuna Verità assoluta. La cerchiamo, questa verità, minuscola, nei limiti dell'oggettivo raggiungibile, e ci spaventiamo di noi stessi, ci vergogniamo di trovarci a sfiorare anche solo nei recessi più profondi dell'animo un moto d'odio, di disprezzo, di superiorità sprezzante che striscia oltre i limiti della nostra resistenza a sempre più becera e svergognata dimostrazione d'assolutismo del Potere. E' questo che ci accorgiamo spingerci contro i nostri simili, concittadini, fratelli. E loro ci calpestano come gregge spinto dal pastore sopra un formicaio, ci divorano quando diventano cani da guardia. Ci vergogniamo anche di scoprirci a provarne compassione a volte, e siamo feriti a morte perché spesso non riusciamo a comunicare oltre i steccati e la manipolazione che il Potere sa fare di "noi".
Siamo fratelli, non desideriamo nessuna guerra civile. Solo comunicare, e sentirci parte di una comunità.
E' così che al giorno della prima di Sanremo, dopo giorni di bombardamento mediatico che ci sembra il revival della Svolta del 1925, l'orgia delle ronde che celebrano le Notti dei Cristalli Infranti d'Italia, una minuscola webzine di musica indipendente che crede nella filosofia del copyleft assiste "mediamente", a volte distrattamente a volte attentamente, alla più grande passerella della musica italiana, unico argomento che dovrebbe interessarle. E tira poi le fila. La più grande passerella appunto, ingessata da decenni in un nulla canoro dove tutto sembra stato scritto solo cinque minuti prima, lustrini di un Paese vanitoso che ama scoprirsi bello e nascondere la sporcizia sotto il tappeto, laurea delle mediocrità e relitto di una genuina cultura popolare di vera unità nazionale e di un servizio pubblico di qualità, la passerella simbolo di Casta, che vuole aprirsi a "noi" (per quanto odiamo accerchiarci da soli) come attraverso una solidarietà aristocratica che rafforza nel suo pietismo i limiti di classe, e questo tramite degli imbarazzanti Afterhours, dalla voce debole, forse spenta, ma in cui riconosciamo e celebriamo "noi", e ci commuove il De Profundis incarnato da Benigni, che tutti Noi abbiamo applaudito, in un applauso che ci duole pensare molti contraddiranno coi gesti e col pensiero in un battibaleno. Una passerella che amiamo ed odiamo, uno specchio che riflette Noi, e ci terrorizza in un malinconico sorriso.
Poi in quelle volte succede che di notte tiriamo le fila di questo tessuto di vita quasi "automatica", che a volte è persino totalmente telematica o televisiva perché esistono giornate di ozio forzato ed apatia che costringono giorni interi in casa, dove preferisci restare se non hai niente da aspettarti dall'esterno . Tiriamo le fila del nostro vivere medio con la nostra cultura ed i nostri ricordi personali, apriamo le corsie preferenziali del nostro pensiero, e così torniamo a riappropriarci della nostra identità, capiamo di nuovo chi siamo. E' un momento sgradevole a volte, perché si ha la netta sensazione che esista una Linea Gotica decisamente ben marcata e noi abbiamo già deciso da tempo da che parte stare. E' così che si ha la sensazione della guerra, dell'essere minoranza ghettizzata presa per capro espiatorio, della paura di uno strisciante totalitarismo che ci strozza la voce e ci taglia le gambe e le dita sulla tastiera. Ci sentiamo quasi in colpa perché non è la guerra civile che vogliamo, è il loro gioco incastrare il pensiero autonomo nelle categorie del "demoniaco", del "deviato", del "criminale", del "terrorista". Del comunista. E noi non ci sentiamo depositari di nessuna Verità assoluta. La cerchiamo, questa verità, minuscola, nei limiti dell'oggettivo raggiungibile, e ci spaventiamo di noi stessi, ci vergogniamo di trovarci a sfiorare anche solo nei recessi più profondi dell'animo un moto d'odio, di disprezzo, di superiorità sprezzante che striscia oltre i limiti della nostra resistenza a sempre più becera e svergognata dimostrazione d'assolutismo del Potere. E' questo che ci accorgiamo spingerci contro i nostri simili, concittadini, fratelli. E loro ci calpestano come gregge spinto dal pastore sopra un formicaio, ci divorano quando diventano cani da guardia. Ci vergogniamo anche di scoprirci a provarne compassione a volte, e siamo feriti a morte perché spesso non riusciamo a comunicare oltre i steccati e la manipolazione che il Potere sa fare di "noi".
Siamo fratelli, non desideriamo nessuna guerra civile. Solo comunicare, e sentirci parte di una comunità.
E' così che al giorno della prima di Sanremo, dopo giorni di bombardamento mediatico che ci sembra il revival della Svolta del 1925, l'orgia delle ronde che celebrano le Notti dei Cristalli Infranti d'Italia, una minuscola webzine di musica indipendente che crede nella filosofia del copyleft assiste "mediamente", a volte distrattamente a volte attentamente, alla più grande passerella della musica italiana, unico argomento che dovrebbe interessarle. E tira poi le fila. La più grande passerella appunto, ingessata da decenni in un nulla canoro dove tutto sembra stato scritto solo cinque minuti prima, lustrini di un Paese vanitoso che ama scoprirsi bello e nascondere la sporcizia sotto il tappeto, laurea delle mediocrità e relitto di una genuina cultura popolare di vera unità nazionale e di un servizio pubblico di qualità, la passerella simbolo di Casta, che vuole aprirsi a "noi" (per quanto odiamo accerchiarci da soli) come attraverso una solidarietà aristocratica che rafforza nel suo pietismo i limiti di classe, e questo tramite degli imbarazzanti Afterhours, dalla voce debole, forse spenta, ma in cui riconosciamo e celebriamo "noi", e ci commuove il De Profundis incarnato da Benigni, che tutti Noi abbiamo applaudito, in un applauso che ci duole pensare molti contraddiranno coi gesti e col pensiero in un battibaleno. Una passerella che amiamo ed odiamo, uno specchio che riflette Noi, e ci terrorizza in un malinconico sorriso.
2 commenti:
Bell'articolo davvero..
Condivido quasi tutto: è vero, è innegabile, siamo cresciuti nel sistema, in questa società decadente e corrotta..e non possiamo far finta di non farne parte, di non esserne, anche se pur solo a volte, distrattamente, un elemento fondante..
Ma non possiamo e non dobbiamo farcene una colpa: proprio perchè ci siamo cresciuti dentro, tutto questo è inevitabile..
Anzi già dobbiamo sentirci degli eroi perchè abbiamo la forza di rifletterci su, vergognarcene, e di conseguenza prenderne le distanze in qualke modo..Almeno il problema (a differenza di tanti altri) noi ce lo poniamo..
Il fatto è che in realtà, per come vanno le cose in questo mondo (non solo in Italia), le vere scelte di fondo che possiamo compiere come individui, non sono poi tante:
A) Dedicare la nostra vita ad opporsi, coscienti del fatto che la storia c'insegna che in fondo in fondo, dagli egizi a oggi, nulla è cambiato..è sempre il potere, i soldi, il successo, le mignotte e gli interessi dei pochi, delle caste, a far girare le cose..gli altri o sono le risorse da sfruttare affinchè il tuttto vada, o sono spettatori, o sono vittime..
B) Adeguarsi al sistema, abbracciarlo e farne parte..Diventare senza farsi scrupoli ricchi, potenti e infami..farsi corrompere, e sti cazzi..
C) Cercare il più possibile di isolarsi, circondarsi di pochi fedeli, vivere ai margini del sistema cercando di avere con esso le minori interazioni possibili..Il compromesso ci sarà sempre (a meno chè non si diventi eremiti), ma può essere accettabile..
Però in realtà non siamo neanche pochissimi, minoranza sicuramente (oggi più che mai), ma ci siamo..Come si dice mal comune mezzo gaudio..
Il fatto è che non riesco (anche se so che dovrei) a sentirmi fratello di tutti quelli che stanno nella maggioranza..proprio no..
Non mi sento fratello, dei razzisti (fascisti ma non solo) che sfruttano l'allarmismo e la cultura della paura per darsi finalmente al massacro degli immigrati con tanto di appoggio popolare..nè di tutti gli imbecilli superficiali che li appoggiano perchè si sono appunto fatti abbindolare "dall'emergenza sicurezza"..
Non mi sento fratello di quelli che credono che si facciano le guerre e (che sia giusto parteciparvi) per esportare la democrazia e portare la pace, senza accorgersi che dietro ci sono solo interessi economici e politici..
Non mi sento fratello di quelli che dicono "vabbè Berlusconi sarà pure imputato in tanti processi, ma non vuol dire che sia colpevole.." (!!!)
Non mi sento fratello dello sterminato popolo degli adoratori di Maria de Filippi, dei reality, dei talk show, insomma di tutti quelli che si commuovono e si immedesimano nell'orrendo teatrino della tv spazzatura, crogiuolo di mignotte, idioti, ipocriti, schifosi, viscidi e orrendi personaggi e di falsi sentimenti..
Basta l'elenco potrebbe essere pressocchè infinito e mi ritroverei a scoprire di poter esser fratello di me stesso e basta..e forse neanche tanto..
Ad ogni modo sono fiero di non aver MAI visto per intero (a volte sono stato costretto a vederne degli spezzoni) una puntata di un qualunque reality, di un programma di Maria, di una buona domenica, di un talk show, di un maurizio costanzo, di un talk show sportivo, di un porta a porta, di un Sanremo, ecc.. (x altro manco sapevo che iniziava ieri, ho letto l'articolo e mi so visto lo spezzone di Benigni..grandissimo, punto)
L'uomo è una contraddizione vivente, e una delle frasi più vere della storia è (secondo me) quella di Hobbes: "l'uomo è come un lupo nei confronti degli altri uomini" (in latino avrei fatto sicuramente qualke errore) e aggiungerei "Morte tua, Vita mia" (idem come prima)..
Vale la legge del più forte, è sempre stato così, e noi NON siamo i più forti..
P.S.
Articolo accorato, risposta accorata..un pò confusionale magari..ma è quasi uno sfogo, normalmente non sono così cinico e sprezzante nei confronti dell'umanità..ma se me provochi.. ;)
...è proprio quando ci accorgiamo che non possiamo sentirci fratelli, che c'è una Linea Gotica e che quasi forzosamente ci troviamo schierati in blocchi, è quello il momento in cui ci sentiamo in guerra civile. Non è una bella sensazione ma è vero, non possiamo farci niente.
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